Ciao a tuttə, siamo Raffaele Avico, Francesco della Gatta e Andrea Pisano.
Benvenutə su POPMed. Di che si tratta?
Di una newsletter a cadenza bi-settimanale pensata per proporti 10 articoli scientifici su ricerche, studi che crediamo possano essere rilevanti per le scienze cliniche del mentale (psichiatria, psicologia clinica, neuroscienze, avanguardie di ricerca, salute mentale). Saranno spesso in lingua inglese e daremo priorità ad articoli ad elevato impatto scientifico(meta-analisi e review, ma anche RCT), tutti free: 9 di questi saranno incentrati su aspetti di avanguardia, ovvero sviluppi recenti della letteratura mentre 1 articolo si riferirà invece a una ricerca di impatto storico nell’area scientifica di interesse.
Come mai questo progetto?
Cosa significa per noi tornare alla fonte?
Significa innanzitutto proporre - e promuovere - una (in)formazione diretta, ma graduata: potrai entrare in contatto con la complessità della letteratura scientifica, ma non da solo. Nella newsletter si trovano infatti: una sinossi introduttiva a ciascun articolo, una serie di approfondimenti specifici, il link diretto agli articoli per poterli consultare. Vorremo quindi essere delle lenti attraverso cui potervi affacciare con sicurezza a uno scorcio della letteratura scientifica esistente.
Tornare alla fonte significa anche promuovere un giornalismo scientifico di qualità e orientato al reale della pratica clinica: tenteremo infatti di proporvi studi con una ricaduta diretta sulla dimensione professionale.
Che tu sia quindi unə giovane interessato alla macro-area della salute mentale o unə professionista della cura, confidiamo questo progetto possa essere per te!
Se vuoi, aiutaci a farci conoscere. Parla di POPMed e vienici a trovare su Instagram (@_popmed)! Ti aspettiamo per tornare, insieme, alla fonte!
Buona lettura amicə!
1.
Uno studio di poco tempo fa, ha indagato gli effetti dell’utilizzo di cannabis per via orale. Si trattava di indagare -nel particolare- che effetti avesse assumere cannabis tramite prodotti “edible” (biscotti, torte, etc.), traendone dunque beneficio per via del passaggio della molecola di THC -il principio attivo della cannabis- dapprima attraverso lo stomaco nel fegato, quindi al cervello per via del sangue. Gli effetti riportati, rispetto al consumo per via inalatoria, sono differenti: una maggiore latenza prima dell’inizio dell’effetto (2 ore invece di 10 minuti), una maggiore forza dell’effetto, insieme a una sua maggiore durata. Lo studio si è quindi concentrato sugli effetti avversi dell’uso di cannabis “ingerita”, e su quanto -a livello di esperienza-, questa fosse ricordata come esperienza significativa, su un campione di un po’ più di 250 persone.
Per il tipo di effetti procurati viene dagli autori effettuato un parallelismo con il tipo di esperienza indotta dall'uso di funghi allucinogeni, per durata e intensità. Inoltre viene riportata dai partecipanti alla ricerca una paradossale alternanza tra "momenti di disagio” e “momenti di significato”, come se il superare una prova durante gli effetti della sostanza la rendesse maggiormente significativa (qui un approfondimento su quest’ultimo punto). Trovi qui l’articolo: Aversiveness and Meaningfulness of Uncomfortable Experiences with Edible Cannabis
2.
Questo impressionante studio pubblicato su World Psychiatry prende quattro disturbi del neurosviluppo (ADHD, autismo, disturbi della condotta e sindrome di Tourette/Disturbi da Tic) e indaga la presenza di biomarkers relativi alla loro insorgenza in diversi ambiti (biochimico, genetico, neurofisiologico, neuropsicologico e relativamente al neuroimaging).
Di fatto, mette insieme una serie di studi pubblicati, per ogni disturbo, divisi per dominio di indagine, nel tentativo di trovare uno o più biomarkers che diano un segno forte della presenza di una o più problematiche del neurosviluppo. Come si nota dalle parole degli autori, la strada in questo senso è ancora lunga. Il lavoro però ha il pregio di essere un enorme riassunto di materiale pubblicato altrove, e sistematizzato in una review che offre uno “stato dell’arte”. Trovi qui l’articolo: Candidate diagnostic biomarkers for neurodevelopmental disorders in children and adolescents: a systematic review