GIUGNO, 2023: POPMed #15
Addentriamoci, insieme, nella giungla della letteratura scientifica, per tornare alla fonte!
Ciao a tuttə, siamo Raffaele Avico, Francesco della Gatta e Andrea Pisano.
Benvenutə su POPMed. Di che si tratta?
Di una newsletter a cadenza bi-settimanale pensata per proporti 10 articoli scientifici su ricerche, studi che crediamo possano essere rilevanti per le scienze cliniche del mentale (psichiatria, psicologia clinica, neuroscienze, avanguardie di ricerca, salute mentale). Saranno spesso in lingua inglese e daremo priorità ad articoli ad elevato impatto scientifico (meta-analisi e review, ma anche RCT), tutti free: 9 di questi saranno incentrati su aspetti di avanguardia, ovvero sviluppi recenti della letteratura mentre 1 articolo si riferirà invece a una ricerca di impatto storico nell’area scientifica di interesse.
Come mai questo progetto?
Cosa significa per noi tornare alla fonte?
Significa innanzitutto proporre - e promuovere - una (in)formazione diretta, ma graduata: potrai entrare in contatto con la complessità della letteratura scientifica, ma non da solo. Nella newsletter si trovano infatti: una sinossi introduttiva a ciascun articolo, una serie di approfondimenti specifici, il link diretto agli articoli per poterli consultare. Vorremo quindi essere delle lenti attraverso cui potervi affacciare con sicurezza a uno scorcio della letteratura scientifica esistente.
Tornare alla fonte significa anche promuovere un giornalismo scientifico di qualità e orientato al reale della pratica clinica: tenteremo infatti di proporvi studi con una ricaduta diretta sulla dimensione professionale.
Che tu sia quindi unə giovane interessato alla macro-area della salute mentale o unə professionista della cura, confidiamo questo progetto possa essere per te!
Se vuoi, aiutaci a farci conoscere. Parla di POPMed e vienici a trovare su Instagram (@_popmed)! Ti aspettiamo per tornare, insieme, alla fonte!
Buona lettura amicə!
1. A proposito del gruppo di lavoro di Luca Ostacoli
In questa breve intervista a Sara Carletto viene descritto il lavoro del gruppo di ricerca Embodied Minds, del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino, coordinato da Luca Ostacoli. Il gruppo ha anche una pagina Facebook (raggiungibile da qui) e una pagina istituzionale che raccoglie gli ultimi lavori di ricerca, da cui traiamo uno degli obiettivi:
“In particolare, ci concentriamo sull’integrazione all’interno della psicoterapia di tecniche a mediazione corporea come l’EMDR e la Mindfulness. Infine, in Embodied Minds ci dedichiamo allo studio di uno degli elementi intrinseci alla sfera relazionale: la comunicazione. L’obiettivo è studiare e promuovere efficaci forme di comunicazione, soprattutto nel contesto terapeutico (che sia medico o psicologico). Comunicando modifichiamo il mondo intorno a noi e le relazioni in cui siamo immersi. Per comprendere come la relazione moduli il nostro modo di stare, di emozionarci, di funzionare, il nostro gruppo porta avanti le proprie attività di ricerca sviluppando tecnologie innovative e integrando continuamente dati clinici e neurobiologici e lavorando in reti multidisciplinari e internazionali.“
Uno dei temi approfonditi dal gruppo è la depressione, in particolare studiata nelle sue ricadute corporee. Da alcuni componenti del gruppo Embodied Minds è stato pubblicato a questo proposito un lavoro su The Lancet per presentare il progetto Nevermind, rivolto a persone sofferenti di gravi patologie in senso medico, a cui fu chiesto di indossare una maglietta dotata di sensori collegati a un’app da usare su smartphone, in grado di monitorare alcuni parametri inerenti lo stile di vita.
La pagina del progetto Nevermind è questa: come si può osservare il progetto è in linea con un grosso filone di ricerche orientato all’indagine a proposito dei cosiddetti "wearables", in grado di rilevare dati antropometrici da usare in senso clinico.
Eccovi l’articolo:
2. Perchè alle zebre non viene l’ulcera?
É di recentissima pubblicazione uno stato dell’arte sul trattamento del PTSD: mette insieme sia un’esauriente classificazione e definizione a riguardo della problematica, sia i migliori lavori che riguardano il suo trattamento. Come già sappiamo, il PTSD riguarda il trauma e le sue conseguenze: ne esistono diverse tipologie (con o senza sintomi dissociativi, ptsd semplice e complesso), e in questo articolo vengono ben chiarite le diverse modalità di espressione del disturbo.
Viene inoltre spiegato il concetto di carico allostatico, che ci aiuta a comprendere meglio le varianti complesse del problema. Con carico allostatico intendiamo il processo di adattamento di un individuo all’insieme dei fattori stressogeni in carico alle sue capacità cognitivo/emotive: quando le risorse individuali vengono sovrastate dal carico stressogeno occorso, e adattarsi al cambiamento non risulta possibile, si manifesta uno stato di sovraccarico allostatico, con grandi conseguenze sul piano dello stato psicofisico (da wikipedia: “Il carico allostatico è il risultato cumulativo di uno stato allostatico. Ha un significato funzionale in risposta a modificazioni ambientali. Quando le variazioni eccedono i limiti omeostatici, con conseguente disequilibrio dei mediatori primari, si ha un sovraccarico allostatico che porta a conseguenze fisiopatologiche importanti (che nell'uomo possono essere ipertensione cronica, innalzamento cronico delle citochine proinfiammatorie e abbassamento dei livelli di cortisolo in CFS, ritmo piatto del cortisolo in depressione”).
La SIPNEI da tempo ci lavora e studia gli effetti dello stress protratto sul sistema mente-corpo.
L'articolo che qui vogliamo segnalare, è un approfondimento sempre sugli effetti del carico allostatico: comprenderne a fondo il funzionamento ci aiuta a chiarificare come funziona il nostro sistema di risposta allo stress, e perché alle zebre non viene l’ulcera.
Eccovi l’articolo:
The association between allostatic load and brain: A systematic review