LUGLIO, 2023: POPMed #18
Addentriamoci, insieme, nell'oceano della letteratura scientifica, per tornare alla fonte!
Ciao a tuttə, siamo Raffaele Avico, Francesco della Gatta e Andrea Pisano.
Benvenutə su POPMed. Di che si tratta?
Di una newsletter a cadenza bi-settimanale pensata per proporti 10 articoli scientifici su ricerche, studi che crediamo possano essere rilevanti per le scienze cliniche del mentale (psichiatria, psicologia clinica, neuroscienze, avanguardie di ricerca, salute mentale). Saranno spesso in lingua inglese e daremo priorità ad articoli ad elevato impatto scientifico (meta-analisi e review, ma anche RCT), tutti free: 9 di questi saranno incentrati su aspetti di avanguardia, ovvero sviluppi recenti della letteratura mentre 1 articolo si riferirà invece a una ricerca di impatto storico nell’area scientifica di interesse.
Come mai questo progetto?
Cosa significa per noi tornare alla fonte?
Significa innanzitutto proporre - e promuovere - una (in)formazione diretta, ma graduata: potrai entrare in contatto con la complessità della letteratura scientifica, ma non da solo. Nella newsletter si trovano infatti: una sinossi introduttiva a ciascun articolo, una serie di approfondimenti specifici, il link diretto agli articoli per poterli consultare. Vorremo quindi essere delle lenti attraverso cui potervi affacciare con sicurezza a uno scorcio della letteratura scientifica esistente.
Tornare alla fonte significa anche promuovere un giornalismo scientifico di qualità e orientato al reale della pratica clinica: tenteremo infatti di proporvi studi con una ricaduta diretta sulla dimensione professionale.
Che tu sia quindi unə giovane interessato alla macro-area della salute mentale o unə professionista della cura, confidiamo questo progetto possa essere per te!
Se vuoi, aiutaci a farci conoscere. Parla di POPMed e vienici a trovare su Instagram (@_popmed)! Ti aspettiamo per tornare, insieme, alla fonte! Buona lettura!
Un’ultima cosa, amicə!
Se hai voglia, facci sapere con un commento che ne pensi di POPMed.
Senza di te, tutto questo non sarebbe possibile.
Per noi, il tuo parere è importante.
1. Orgasmi a 50Hz
La ricerca sulle basi neuroanatomiche delle emozioni ha portato a una pletora di studi negli ultimi vent'anni. Tuttavia, gli studi sulle emozioni positive e sulle sensazioni piacevoli rimangono rari e le loro basi anatomo-funzionali sono meno comprese di quelle sulle emozioni negative. In questa recentissima review pubblicata sulla prestigiosa rivista Cortex, gli autori provano ad identificare le aree cerebrali alla base della percezione cosciente di sensazioni piacevoli utilizzando stimolazioni cerebrali elettriche (EBS) in pazienti con epilessia. A questo scopo, i ricercatori hanno analizzato retrospettivamente gli effetti di tutte le EBS eseguite durante il SEEG nel proprio dipartimento di affluenza negli ultimi vent'anni. Sensazioni piacevoli possono essere evocate dalle stimolazioni cerebrali elettriche (EBS) durante l'elettroencefalografia stereotassica (SEEG) eseguita per l'esplorazione pre-chirurgica in pazienti con epilessia resistente ai farmaci, includendo 10.106 EBS eseguite in 329 pazienti impiantati con SEEG. Ciò che è stato scoperto è che 13 EBS in 9 pazienti diversi hanno evocato sensazioni piacevoli (0,60% di tutte le risposte), e che le EBS che evocano sensazioni piacevoli sono state applicate a 50 Hz con un'intensità media di 1,4 ± 0,55 mA. Inoltre gli autori hanno riscontrato una predominanza maschile tra i pazienti che riportavano sensazioni piacevoli e un ruolo preminente dell'emisfero cerebrale destro, con un significativa attività dell'insula dorsale anteriore e dell'amigdala durante il verificarsi di sensazioni piacevoli.
Eccovi l’articolo:
The origin of pleasant sensations: Insight from direct electrical brain stimulation.
2. La madre si drogava in gravidanza
L'uso di cannabis durante la gravidanza sta diventando sempre più comune nonostante la mancanza di conoscenza dei suoi effetti a lungo termine sullo sviluppo della prole. Determinare gli effetti dell'esposizione prenatale alla cannabis diventa necessario al fine di consapevolizzare e fornire linee guida scientificamente valide. Pertanto, nella ricerca che segue, gli autori hanno studiato gli effetti sulla prole di ratti alle cui madri veniva data la possibilità di autosomministrarsi vapore di cannabis ricco di ∆9-tetraidrocannabinolo (THC). Le femmine di ratto gravide sono state addestrate ad auto-somministrarsi un estratto di cannabis vaporizzato in sessioni di 1 ora due volte al giorno fino a 24-48 ore prima del parto, mentre un ulteriore gruppo non ha ricevuto alcuna esposizione al vapore. In accordo con i dati sull'uomo, la prole esposta alla cannabis mostrava un peso alla nascita inferiore rispetto alla prole del gruppo di controllo. L’aspetto interessante e da approfondire ulteriormente è che i dati indicano che l'esposizione prenatale alla cannabis non aumenta la suscettibilità al consumo aberrante di cannabis in età adulta. Questi risultati sono in diretto contrasto con la letteratura esistente sull’uomo, così come gli studi preclinici che rivelano un aumento dell'alcol e del rinforzo degli oppiacei nella prole esposta ai cannabinoidi. Sono anche apparentemente discordanti con un numero crescente di prove che descrivono profonde alterazioni del sistema dopaminergico nella prole maschile esposta ai cannabinoidi che si traducono in un "fenotipo iperdopaminergico" che dovrebbe aumentare la suscettibilità alla dipendenza. Questi cambiamenti includono alterazioni nella densità e nella funzione dei neuroni dopaminergici, nonché differenze nell'espressione delle proteine associate ai recettori della dopamina. In particolare, questo stato iperdopaminergico è stato riportato nei ratti giovani, pertanto è possibile che la finestra per una maggiore suscettibilità all'uso aberrante di cannabis sia limitata all'adolescenza. In linea con la complessità della coscienza e dei comportamenti umani, è anche possibile che per quanto riguarda la nostra specie altri fattori come la genetica e gli ambienti fisici e relazionali, contribuiscano ad aumentare il rischio di consumo di cannabis piuttosto che l'esposizione prenatale di per sé.
Eccovi l’articolo: