LUGLIO 2025: POPMed #52
Addentriamoci, insieme, nella giungla della letteratura scientifica, per tornare alla fonte!
Ciao a tuttə, siamo Raffaele Avico, Francesco della Gatta e Andrea Pisano.
Ciao, siamo Raffaele Avico, Francesco Della Gatta e Andrea Pisano, psicologi e psicoterapeuti interessati alla divulgazione scientifica e ideatori di POPMed. Se vuoi scoprire quali sono tutti i nostri contenuti, inizia il tuo viaggio sul nostro sito ufficiale, sul nostro profilo Instagram e sul nostro canale Youtube! Troverai un botto di articoli e risorse gratuite da poter scaricare, ascoltare e consultare quando vuoi! Che tu sia quindi unə giovane interessatə alla macro-area della salute mentale o unə professionista della cura, confidiamo che questo progetto possa essere per te! Immergiti nell’oceano della letteratura scientifica insieme a noi!
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Buona lettura, gentaglia!
Pensare la mente, abitare il mondo: un viaggio tra scienza, emozione e società
In un’epoca segnata da crisi sanitarie, polarizzazione sociale e rivoluzioni cognitive, la psicologia si trova al centro di una trasformazione profonda: da disciplina clinica a bussola epistemica capace di leggere l'umano nelle sue molteplici articolazioni. I dieci articoli qui raccolti descrivono un disegno complesso di tale dinamica, in cui le traiettorie del Sé si intrecciano con la collettività, le emozioni con la ragione, il corpo sociale con la mente individuale.
Si parte dalla fiducia nella scienza, misurata globalmente e capace di rivelare come il sapere esperto sopravviva anche sotto la pressione delle sfide politiche. Si passa poi al funzionamento implicito della coscienza: dal craving del fumatore al loop attentivo del pensiero suicidario, l’articolazione tra automatismi e affetti mostra quanto la mente sia un terreno sensibile e stratificato. Le ferite dello sviluppo – come l’overgratificazione narcisistica – si specchiano nei deliri post-partum, dove il trauma del parto incontra vulnerabilità cognitive profonde.
Emerge con forza la necessità di interventi personalizzati e integrati: dalle terapie psicologiche nella schizofrenia farmaco-resistente alla sfida tra approcci metacognitivi e comportamentali nel DOC, dalla prevenzione scolastica alla comprensione delle differenze di genere nella regolazione emotiva. Infine, si torna là dove tutto è cominciato: lo studio di Milgram, nel 1963, che ci interroga ancora oggi sul potere del contesto e sull’obbedienza cieca.
Questi studi, letti insieme, raccontano una psicologia che non è solo scienza della mente, ma anche critica della realtà. Un sapere vivo, che si interroga su come pensiamo, sentiamo e conviviamo. E, soprattutto, su come possiamo cambiare.
1. La verità scientifica: quanto ci credono davvero.
Introduzione
Immagina un ponte sospeso tra scienza e società: da lontano sembra solido, ma passando senti scricchiolii. Questo sondaggio è l’ingegnere che misura i pilastri: scopre che il ponte regge, ma serve manutenzione—specialmente nei punti oscuri, dove il dialogo fatica ad arrivare. Da anni si parla di una presunta “crisi di fiducia” nei confronti della scienza, acuita da eventi come pandemia e cambiamenti climatici. Ma siamo proprio sicuri che la diffidenza sia davvero così diffusa? Questo studio, pubblicato su Nature Human Behaviour, ha coinvolto 71 922 persone in 68 paesi, per misurare con strumenti rigorosi il grado di fiducia nelle figure scientifiche.
Metodi
Lo studio si basa su un’indagine condotta in 68 paesi del mondo, con un campione complessivo di 71.612 persone (il numero varia lievemente in alcune fonti per via delle esclusioni post-hoc). I dati sono stati raccolti tra marzo e giugno 2022, attraverso la piattaforma di ricerca internazionale YouGov-Cambridge Globalism Project. Gli studiosi hanno utilizzato una scala multidimensionale, con 12 item che valutano competenza, onestà, benevolenza e trasparenza degli scienziati. Il campione è stato reclutato in maniera rappresentativa a livello globale, includendo contesti urbani e rurali, diverse fasce di età e una pluralità di background culturali. I partecipanti accedevano a un sondaggio strutturato della durata di circa 15 minuti, ed ogni item veniva valutato su una scala Likert a 5 punti, da “per nulla d’accordo” a “molto d’accordo”.
Risultati
In media, la fiducia si assesta su 3,62 su 5: non un crollo, ma una base solida da valorizzare. Il 78 % ritiene gli scienziati competenti, il 57 % onesti e il 56 % sintoni con il benessere pubblico. Tuttavia, “solo” il 42 % li vede sensibili ai reali bisogni della gente. Emergenze, trasparenza e partecipazione contemporanea influenzano queste percezioni. Paesi con maggiore fiducia: India, Nigeria, Kenya, Bangladesh, Messico:
nei paesi a basso reddito e/o con forti investimenti pubblici nella scienza, la fiducia è più alta. Fiducia più bassa: paesi dell’Europa orientale (es. Ungheria), e alcuni paesi occidentali (es. USA, Francia) in determinati cluster ideologici. In particolare, la polarizzazione politica riduce la fiducia.
Implicazioni cliniche e politiche
L’esito è chiaro: la fiducia non manca, ma potenziarla è strategico. In ambiti come sanità pubblica, vaccini e lotta ai cambiamenti climatici, gli scienziati godono già di credito – da potenziare con comunicazione trasparente e coinvolgimento diretto delle comunità. Non c'è una crisi generalizzata di fiducia verso la scienza, ma una frattura selettiva:
La competenza è rispettata, ma la distanza percepita tra scienza e bisogni quotidiani genera sfiducia.
Serve un cambio di prospettiva: non basta essere competenti, occorre anche essere percepiti come rilevanti e “vicini”.
Evoluzione dello stato dell’arte
Rispetto agli studi pre-COVID, questo lavoro estende il raggio globale, includendo il Sud del mondo e misurando molteplici dimensioni del trust. Non conferma una crisi incontrollata, quanto l’esistenza di crepe da colmare.
Eccovi l’articolo:
Trust in scientists and their role in society across 68 countries.