MAGGIO, 2023: POPMed #14
Addentriamoci, insieme, nella giungla della letteratura scientifica, per tornare alla fonte!
Ciao a tuttə, siamo Raffaele Avico, Francesco della Gatta e Andrea Pisano.
Benvenutə su POPMed. Di che si tratta?
Di una newsletter a cadenza bi-settimanale pensata per proporti 10 articoli scientifici su ricerche, studi che crediamo possano essere rilevanti per le scienze cliniche del mentale (psichiatria, psicologia clinica, neuroscienze, avanguardie di ricerca, salute mentale). Saranno spesso in lingua inglese e daremo priorità ad articoli ad elevato impatto scientifico (meta-analisi e review, ma anche RCT), tutti free: 9 di questi saranno incentrati su aspetti di avanguardia, ovvero sviluppi recenti della letteratura mentre 1 articolo si riferirà invece a una ricerca di impatto storico nell’area scientifica di interesse.
Come mai questo progetto?
Cosa significa per noi tornare alla fonte?
Significa innanzitutto proporre - e promuovere - una (in)formazione diretta, ma graduata: potrai entrare in contatto con la complessità della letteratura scientifica, ma non da solo. Nella newsletter si trovano infatti: una sinossi introduttiva a ciascun articolo, una serie di approfondimenti specifici, il link diretto agli articoli per poterli consultare. Vorremo quindi essere delle lenti attraverso cui potervi affacciare con sicurezza a uno scorcio della letteratura scientifica esistente.
Tornare alla fonte significa anche promuovere un giornalismo scientifico di qualità e orientato al reale della pratica clinica: tenteremo infatti di proporvi studi con una ricaduta diretta sulla dimensione professionale.
Che tu sia quindi unə giovane interessato alla macro-area della salute mentale o unə professionista della cura, confidiamo questo progetto possa essere per te!
Se vuoi, aiutaci a farci conoscere. Parla di POPMed e vienici a trovare su Instagram (@_popmed)! Ti aspettiamo per tornare, insieme, alla fonte!
Buona lettura amicə!
1. Panico o possessioni diaboliche?
Anche in questo numero abbiamo scelto di dedicare un articolo per parlarvi di patologia dal punto di vista della prima persona. L’articolo che vi presentiamo racconta di un caso clinico con una presentazione atipica di disturbo da panico mascherato da episodi di trance da possessione. La paziente è una donna cinese di 62 anni che presentava ricorrenti episodi di urla incontrollabili e tremori di tutti e quattro gli arti. Durante questi episodi, ha riportato allucinazioni uditive (canti buddisti) e allucinazioni visive (un cadavere in decomposizione) che ha attribuito all'influenza di "spiriti maligni". Uno di quei casi che, da operatori o da “esperti” del campo, se lo si guarda in una serie, ci si vezza della propria sapienza nosologica e di cosa e come fare per intervenire al meglio, se lo si ha davanti in carne ed ossa ce la si fa sotto, scatta il “sta dissociando male, aiuto”. L’articolo è particolarmente illuminante per come gli autori sviluppano la diagnosi differenziale: le è stato diagnosticato un disturbo di panico con sintomi specifici della cultura di riferimento su uno sfondo di disturbo depressivo maggiore. Con una comprensione del sistema di credenze del paziente e un approccio empatico durante la psicoeducazione, alla fine la paziente ha accettato l'uso della farmacoterapia, con un buon effetto clinico e la cessazione degli episodi in seguito. Per comprendere al meglio cosa significa incontrare un paziente nella propria soggettività significa anche includere il suo sistema di valori e di credenze culturalmente fondato nel processo diagnostico e nel piano terapeutico. E per gli operatori della salute mentale è di fondamentale importanza avere a mente questo aspetto data la crescita costante della richiesta da parte di pazienti di differenti nazionalità.
Eccovi l’articolo:
Case Report: An Atypical Presentation of Panic Disorder Masquerading as Possession Trance.
2. Guerra, salute mentale e trattamenti d’emergenza.
2023, popolazione mondiale 8 miliardi circa di cui, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute, 1 abitante ogni 8 della Terra soffre di un disturbo mentale. Se la matematica non ci inganna, a quell’1 bisogna aggiungere 9 zeri, un miliardo tondo tondo di persone che soffrono di un disagio psichico. A questo aggiungiamo un’osservazione su come si relazionano tra loro ste 8 miliardi di creature: per la maggiore non c’è male, per il resto c’è la guerra, tanta, ovunque. Avremmo voluto riportare la classica “conflitti attivi nel mondo = n°xx“, ma non crediamo abbia senso. Piuttosto, raggiungete questa pagina e fatevi un’idea voi e, se riuscite a non perdere il conto nel processo, contateli tutti, so tanti. Nell’incrocio tra scenari di guerra e salute mentale vi proponiamo questo studio pubblicato su The European Journal of Trauma & Dissociation che mostra come poter ottenere risultati efficaci con scarse risorse (tempo, spazi, soldi, formazione prolungata e specifica) nel trattamento emergenziale di PTSD. All'inizio della guerra in Ucraina è stata condotta una valutazione del servizio di una formazione di terapia del trauma breve a risposta rapida. Gli obiettivi dello studio erano esplorare la fattibilità di fornire una breve formazione sul trauma da terapia per migliorare le competenze dei terapisti locali in Ucraina e valutare se l'approccio terapeutico fosse efficace nel ridurre i sintomi del disturbo da stress post-traumatico. I dati emersi suggeriscono che la competenza clinica è aumentata e che l'addestramento alla terapia del trauma breve a risposta rapida può avere un effetto benefico nel ridurre i sintomi di probabile PTSD.
Eccovi l’articolo: