MAGGIO 2025: POPMed #48
Addentriamoci, insieme, nella giungla della letteratura scientifica, per tornare alla fonte!
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Buona lettura, gentaglia!
Tra connessioni invisibili e nuovi sguardi: mappe emergenti nella psicopatologia contemporanea
In un mondo psicologico sempre più complesso e stratificato, gli ultimi sviluppi nella ricerca clinica e teorica tracciano un percorso nuovo: quello delle relazioni sottili tra ciò che siamo stati, ciò che proviamo e come pensiamo di funzionare. I nove articoli analizzati ci portano in profondità dentro i meccanismi nascosti che modellano la sofferenza psichica e, soprattutto, aprono nuove strade per comprenderla e trattarla.
Si parte dal concetto chiave di metacognizione come nuova lente sul controllo di sé: non basta volere qualcosa, occorre saperlo volere nel modo giusto, con consapevolezza e flessibilità. Questo sapere riflessivo diventa anche strumento clinico, capace di orientare terapie in contesti educativi e riabilitativi. In parallelo, un'altra dimensione psicologica invisibile – la dissociazione percettiva – viene esplorata in soggetti psicotici: quando la realtà si sfalda, la terapia cognitivo-comportamentale specifica può aiutare a ricompattare la percezione dell’esistenza.
Un altro asse trasversale è quello della motivazione. Nei disturbi dell’alimentazione femminile, non si tratta solo di corpi da correggere, ma di desideri da ricollocare. Cosa muove davvero la fame, l’ossessione, l’insoddisfazione? Motivazioni estrinseche (come l’approvazione sociale) e intrinseche (benessere autentico) si combattono silenziosamente. Comprendere questa battaglia interiore è già curare.
E se il passato non è mai passato? Lo suggerisce potentemente lo studio sull’imprevedibilità infantile nei veterani: il caos relazionale vissuto da bambini può rendere insostenibile la guerra da adulti. In questo contesto, la depressione e l’anedonia diventano reazioni cumulative, non semplici sintomi da etichettare.
Altri articoli proseguono su questo filone: l’effetto del supporto sociale sulla depressione viene mappato su reti dinamiche di sintomi, mentre la diversità neurologica viene riletta criticamente, smascherando i rischi di epistemologie escludenti anche in contesti di apparente inclusività. L’identità, la regolazione affettiva, le relazioni intime in contesti complessi (come la genitorialità in NICU o il disturbo narcisistico) completano questo mosaico di nuove prospettive.
A completamento di questo viaggio tra neuroscienze, metacognizione, trauma e affetti, si erge un frammento storico che illumina le radici profonde della psicopatologia moderna. L’articolo del 1921 di Henry Devine, che descrive un caso di schizofrenia dominato da un delirio penitenziale, ci riporta a una psichiatria narrativa, attenta ai simboli, ai rituali, ai tormenti interiori. In un’epoca priva di psicofarmaci e imaging cerebrale, la cura avveniva tramite l’ascolto intenso della soggettività altrui. Questa voce del passato non è un fossile clinico, ma un’eco attuale: i “rituali di espiazione” del paziente raccontato da Devine anticipano la comprensione contemporanea della dissociazione, della voce interna persecutoria, e del legame tra trauma e regolazione mentale. L’analisi del delirio come forma di sopravvivenza, e non solo di follia, risuona oggi nei modelli integrati della psicoterapia e nella visione della psicosi come risposta adattiva alla disorganizzazione interna.
1. Psicoterapia dei confini sottili: trattare le personalità ai margini dello spettro psicotico.
Il trattamento dei disturbi di personalità schizotipico e paranoide è da sempre una sfida clinica, data la loro resistenza al cambiamento e la forte comorbilità con traumi complessi. Immagina Andrea, 42 anni, da anni prigioniero del sospetto. Vive solo, evita le persone che lo circondano, parenti, colleghi, ed interpreta ogni sguardo come una minaccia. Dopo aver provato terapie tradizionali senza esiti, inizia un percorso di Schema Therapy. All’inizio, la relazione con il terapeuta è fredda, quasi ostile. Ma seduta dopo seduta, grazie a tecniche come l’imagery rescripting e ai dialoghi con le parti infantili, Andrea inizia a raccontare del padre violento e della madre assente. Per la prima volta, riconosce la paura, il bisogno d’affetto negato e la rabbia repressa. Col tempo, impara a distinguere le vere minacce da quelle interne, e riscopre il piacere del contatto umano. Questo case report, pubblicato su Frontiers in Psychology, documenta l’efficacia della Schema Therapy (ST) in un paziente adulto con disturbo schizotipico e paranoide di personalità, entrambi resistenti a precedenti approcci terapeutici. Il caso include una storia clinica di abusi infantili, isolamento relazionale e vulnerabilità cognitiva. Qui puoi trovare una descrizione dettagliata di che cos’è la Schema Therapy e sui suoi presupposti teorici e tecnici.
Metodi
Lo studio presenta un caso clinico unico trattato con Schema Therapy per un totale di 54 sedute individuali nell’arco di 18 mesi. La terapeuta ha utilizzato un modello ST modificato, con enfasi sulla costruzione dell’alleanza terapeutica, l’esplorazione delle esperienze traumatiche, la rieducazione emotiva e l’uso di tecniche esperienziali come imagery rescripting e dialoghi con le parti dissociative del paziente. Sono state utilizzate misure standardizzate per monitorare il cambiamento nei domini schematizzati e nei sintomi psicopatologici.
Risultati
Il paziente ha mostrato notevoli miglioramenti nei seguenti ambiti:
Riduzione delle idee persecutorie e dell’evitamento relazionale.
Incremento della fiducia nella relazione terapeutica e nelle relazioni esterne.
Diminuzione dei comportamenti dissociativi e della sintomatologia depressiva.
Aumento del senso di integrazione dell’identità e riconoscimento dei bisogni emotivi primari.
Questi cambiamenti sono stati mantenuti anche nei follow-up trimestrali fino a 6 mesi dalla conclusione del trattamento.
Implicazioni cliniche
Questo caso fornisce evidenze preliminari importanti per l’uso della Schema Therapy nei disturbi di personalità ad alta complessità, suggerendo che:
Anche pazienti con forte evitamento e rigidità paranoide possono beneficiare di approcci esperienziali e relazionali.
L’attenzione costante alla sicurezza emotiva, insieme a tecniche strutturate, può facilitare la modulazione di schemi profondamente radicati.
Le tecniche come l’immaginazione guidata possono essere utili per desensibilizzare le memorie traumatichelegate al ritiro e alla diffidenza sociale.
Evoluzione dello stato dell’arte
Fino a pochi anni fa, il trattamento del disturbo schizotipico era considerato scarsamente trattabile con psicoterapia, con l’indicazione primaria al trattamento farmacologico. Questo studio, in linea con l’approccio transdiagnostico moderno, dimostra che anche pazienti con tratti psicotici attenuati possono rispondere favorevolmente a una terapia relazionale e strutturata come la Schema Therapy. A oggi, la ST sta emergendo come uno dei pochi approcci evidence-based capaci di trattare in modo efficace anche i disturbi di personalità più gravi.
Eccovi l’articolo:
Case report: Schema therapy for a case of treatment resistant schizotypal and paranoid personality disorder with a trauma history.