NOVEMBRE 2023, POPMed #26
Addentriamoci, insieme, nella giungla della letteratura scientifica, per tornare alla fonte!
Ciao a tuttə, siamo Raffaele Avico, Francesco della Gatta e Andrea Pisano.
Benvenutə su POPMed. Di che si tratta?
POPmed è una newsletter a cadenza bi-settimanale pensata per proporti 10 articoli scientifici a proposito di ricerche, studi che crediamo possano essere rilevanti per le scienze cliniche del mentale (psichiatria, psicologia clinica, neuroscienze, avanguardie di ricerca, salute mentale).
Saranno spesso in lingua inglese e daremo priorità ad articoli ad elevato impatto scientifico (meta-analisi e review, ma anche RCT), tutti free: 9 di questi saranno incentrati su aspetti di avanguardia, ovvero sviluppi recenti della letteratura, mentre un articolo (posto al fondo della newsletter) si riferirà invece a una ricerca di impatto storico nell’area scientifica di interesse.
Come mai questo progetto?
Cosa significa per noi tornare alla fonte?
Significa innanzitutto proporre - e promuovere - una (in)formazione diretta, ma graduata: potrai entrare in contatto con la complessità della letteratura scientifica, ma non da solo. Nella newsletter si trovano infatti: una sinossi introduttiva a ciascun articolo, una serie di approfondimenti specifici, il link diretto all’articolo per poterlo consultare.
Vorremmo quindi essere delle lenti attraverso cui trovare un affaccio su un dettaglio, uno scorcio, un contributo di valore nella letteratura scientifica esistente.
Tornare alla fonte significa anche promuovere un giornalismo scientifico di qualità e orientato al reale della pratica clinica: tenteremo di proporre studi con una ricaduta diretta sulla dimensione professionale.
Che tu sia quindi unə giovane interessatə alla macro-area della salute mentale o unə professionista della cura, confidiamo che questo progetto possa essere per te!
Se vuoi, aiutaci a farci conoscere. Parla di POPMed e vienici a trovare su Instagram (@_popmed)! Ti aspettiamo per tornare, insieme, alla fonte!
Buona lettura amicə!
Un’ultima cosa, amicə!
Se hai voglia, facci sapere con un commento che ne pensi di POPMed.
Senza di te, tutto questo non sarebbe possibile.
Per noi, il tuo parere è importante.
1. Differenze di genere, tra stereotipi e disuguaglianza.
Nonostante i progressi compiuti verso l’aumento dell’interesse e del coinvolgimento delle donne nella scienza, nella tecnologia, nell’ingegneria e nella matematica (STEM), le donne continuano a essere sottorappresentate e sperimentano meno equità e inclusione in alcuni campi STEM. In questo articolo, si passa in rassegna la letteratura psicologica rilevante per comprendere e mitigare il minore livello di adattamento e inclusione delle donne nelle discipline STEM. Le spiegazioni a livello personale riguardanti le capacità, gli interessi e l'autoefficacia delle donne sono insufficienti per spiegare questi divari persistenti. Qui trovi una delle recenti interviste a Paola Cortellesi in cui racconta le sue idee in merito a stigmi e violenze sulle donne in occasione del suo primo film da regista “C’è ancora domani“. Piuttosto, è probabile che l’interesse relativamente minore delle donne per le carriere STEM a predominanza maschile, come l’informatica e l’ingegneria, sia limitato dagli stereotipi di genere. Molto interessante anche il rapporto della comunità europea sui numeri delle disuguaglianze di genere. Questi stereotipi di genere minano la capacità delle donne di sperimentare l'adattamento al concetto di sé, l'adattamento agli obiettivi e/o l'adattamento sociale. Tali effetti si verificano indipendentemente da pregiudizi e discriminazioni interpersonali intenzionali, e tuttavia creano barriere sistemiche all’attrazione, all’integrazione e al progresso delle donne nelle discipline STEM. Smantellare queste barriere sistemiche richiede un approccio multiforme al cambiamento delle culture organizzative ed educative a livello istituzionale, interpersonale e individuale.
Eccovi l’articolo:
Gender Inclusion and Fit in STEM.
2. Oppio, farmaci e suicidio.
Il suicidio è una delle principali cause di mortalità negli Stati Uniti, con oltre 45.000 decessi ogni anno. Negli ultimi dieci anni, il tasso di suicidio nella popolazione statunitense è aumentato di oltre il 20%. Inoltre, il disturbo da uso di oppioidi (OUD) è un fattore di rischio indipendente per il suicidio ed il trattamento farmacologico ha costituito la spina dorsale del trattamento dell’OUD per diversi decenni. Tre farmaci (metadone, buprenorfina e naltrexone) sono approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense per il trattamento dell'OUD. È stato dimostrato che l’uso di farmaci per il disturbo da uso di oppioidi (MOUD) aumenta la qualità della vita, migliora i risultati sanitari e diminuisce l’uso di droghe illecite. Qui trovi un approfondimento a cura dell’Istituto Superiore di Sanità sul suicidio. Gli obiettivi degli autori di questa ricerca erano di determinare se il MOUD è associato a un rischio ridotto di mortalità per suicidio quando si controllano le caratteristiche del paziente e il livello di contatto con il sistema sanitario, nonché per determinare se i risultati differivano tra specifici agenti MOUD. Comprendere l’efficacia del trattamento farmacologico per il disturbo da uso di oppioidi per ridurre il rischio di mortalità per suicidio può orientare le decisioni cliniche e politiche. Gli autori hanno cercato di descrivere l'effetto dei farmaci per il disturbo da uso di oppioidi (MOUD) sul rischio di mortalità per suicidio in uno studio di coorte retrospettivo condotto su pazienti del Department of Veterans Affairs (VA) dal 2003 al 2017. Le principali misure di esito includevano la mortalità per suicidio, la mortalità per cause esterne e la mortalità per tutte le cause nei 5 anni successivi all’inizio del MOUD. I risultati mostrano che il trattamento con MOUD è stato associato a una sostanziale riduzione della mortalità per suicidio, nonché delle cause esterne di mortalità e della mortalità per tutte le cause.
Eccovi l’articolo:
Association of Medication Treatment for Opioid Use Disorder With Suicide Mortality.