FEBBRAIO 2024: POPMed #30
Addentriamoci, insieme, nella giungla della letteratura scientifica, per tornare alla fonte!
Ciao a tuttə, siamo Raffaele Avico, Francesco della Gatta e Andrea Pisano.
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1. Dallo stress sociale alle risposte autoimmuni: come personalizzare la tua terapia per una salute mentale resiliente.
I pazienti con disturbi legati allo stress, inclusa la depressione, mostrano tassi di prevalenza elevati per le malattie autoimmuni. Molti studi clinici hanno rivelato un’elevata comorbilità tra malattie autoimmuni e disturbi psichiatrici, compreso il disturbo depressivo maggiore (MDD). Tuttavia, i meccanismi che collegano l’autoimmunità e la depressione rimangono poco chiari. Il paper che ti presentiamo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), esplora la connessione tra lo stress sociale e le risposte autoimmuni contro il cervello. Attraverso una serie di esperimenti e analisi, i ricercatori hanno indagato come lo stress derivante dalle interazioni sociali possa influenzare la risposta autoimmune nei confronti del cervello, identificando i processi attraverso i quali lo stress influisce sul sistema immunitario adattivo e le implicazioni di tali risposte alla depressione. Per esplorare la relazione tra stress e autoimmunità, gli autori hanno analizzato campioni di sangue e cervello di topi socialmente stressati e pazienti con disturbo depressivo maggiore. Topi sensibili allo stress hanno mostrato livelli elevati di anticorpi sierici e induzione di risposte anticorpali nei linfonodi drenanti il cervello. Anticorpi reattivi al cervello sono stati prodotti in topi stressati e le concentrazioni di anticorpi nel cervello erano correlate con comportamenti simili alla depressione. Allo stesso modo, i livelli di anticorpi reattivi al cervello nei sieri clinici erano associati alla gravità dell’anedonia. L'esaurimento delle cellule produttrici di anticorpi nei topi ha provocato resilienza allo stress, confermando il contributo delle risposte anticorpali alla suscettibilità allo stress. Qui trovi un articolo interessante a cura dell’AIRC sul perché è necessaria l’utilizzo dei topolini per l’avanzamento nella comprensione di alcune malattie e nello sviluppo di trattamenti efficaci per esse. D’altra parte, siamo qui per aggiornarvi anche sulla complessità del procedere della ricerca, e ci teniamo anche a segnalarvi questo approfondimento che mette in discussione gli aspetti riduzionistici della ricerca animale e offre spunti su saperi alternativi sfruttando le più recenti tecnologie. Questo studio di pura e dura scienza hard fornisce approfondimenti meccanicistici che collegano le reazioni autoimmuni indotte dallo stress contro il cervello e la suscettibilità allo stress. I risultati rivelano una correlazione significativa tra l'esposizione a situazioni stressanti di natura sociale e la presenza di risposte autoimmuni dirette contro il tessuto cerebrale. In particolare, sono emerse evidenze di aumento dei marcatori autoimmuni in individui sottoposti a stress sociale prolungato. La scoperta di risposte autoimmuni contro il cervello in situazioni di stress sociale solleva questioni cruciali per la psichiatria e la neurologia. Potrebbe suggerire nuovi percorsi di ricerca per comprendere le basi biologiche di disturbi mentali associati allo stress cronico, aprendo la strada a strategie di trattamento più mirate e ad approcci più personalizzati nella gestione dei disturbi mentali, tenendo conto del ruolo potenziale delle risposte autoimmuni in contesti di stress sociale. Uno degli approcci potrebbe essere la combinazione di interventi psicologici e immunomodulanti.
Eccovi l’articolo:
Social stress induces autoimmune responses against the brain.
2. Amore (eccessivo) per sé e status sociale: come il narcisismo interviene nelle dinamiche familiari.
Il narcisismo dei bambini può essere radicato nella sensibilità allo status sociale (cioè preminenza, rispetto e influenza in un gruppo sociale) e questa sensibilità potrebbe essere condivisa con i genitori. Per testare questa idea, nel paper che ti presentiamo gli autori hanno esaminato il modo in cui i bambini con alti livelli di narcisismo e i loro genitori rispondono ai guadagni e alle perdite di status sociale. Su una piattaforma di social media simulata, i bambini (N = 123, di età compresa tra 8 e 13 anni) hanno gareggiato con coetanei fittizi per lo status e sono stati assegnati in modo casuale a guadagnare o perdere lo status. All'insaputa dei bambini, i genitori hanno osservato lo svolgimento del compito. Le reazioni affettive dei bambini e dei genitori durante il compito sono state misurate con l'elettromiografia facciale, che rileva l'attività spontanea dei muscoli facciali legata all'affetto positivo (cioè l'attività dello zigomatico maggiore, coinvolto nel sorridere) e all'affetto negativo (cioè l'attività del corrugatore del sopracciglio, coinvolto nell'aggrottare le sopracciglia). I bambini con livelli di narcisismo più elevati hanno mostrato aumenti più marcati degli affetti negativi durante la perdita di status e aumenti più marcati degli affetti sia positivi che negativi durante il guadagno di status. Qui trovi un articolo a cura di un gruppo di ricercatori italiani sulla psicologia dello sviluppo che descrive l’evoluzione dei tratti narcisistici di personalità nei bambini e come valutarli, mettendoli in relazione con autostima e aggressività. I loro genitori hanno rispecchiato l’aumento più marcato dell’affetto positivo durante il miglioramento dello status del loro bambino, ma non hanno rispecchiato l’aumento dell’affetto negativo. Questi risultati suggeriscono che i bambini con alti livelli di narcisismo e i loro genitori mostrano risposte affettivo-motivazionali intensificate alle esperienze dei bambini rilevanti per lo status. Queste risposte possono essere trasmesse da una generazione all'altra (ad esempio, geneticamente o attraverso la socializzazione genitore-figlio), e per questo ti segnaliamo anche un articolo con diversi suggerimenti per chi è genitore (tu, un tuo amico/a, un collega, tua sorella, chi ti pare, ma faglielo leggere!!) e quali possono essere delle buone pratiche per crescere i propri figli non facendosi promotori delle parti non sane degli aspetti narcisistici. Le implicazioni cliniche di questo studio potrebbero essere rilevanti per la psicologia infantile e per la terapia familiare, sviluppando interventi mirati per migliorare la consapevolezza di sé e promuovere relazioni più sane all'interno della famiglia, come la progettazione di strategie preventive per ridurre l'impatto negativo del narcisismo sulla salute psicofisiologica dei bambini e dei loro genitori.
Eccovi l’articolo: