GIUGNO 2024: POPMed #34
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1. Sotto la maschera del Joker: un'analisi psichiatrica di un’icona cinematografica.
Frequentemente l’opinione pubblica e i non addetti ai lavori si avvicinano ai temi di salute mentale con percorsi variegati, spesso permeati di alcunché di scientificità. Giornali, televisione e grande schermo sono tra i canali principali da cui spesso emergono letture e teorie delle manifestazioni psicopatologiche, il più delle volte superficiali e con poco fondamento. In questi ultimi anni, il film Joker di Todd Phillips, un thriller psicologico del 2019, si è ben posizionato in questa dinamica suscitando forti reazioni alla rappresentazione del disturbo mentale del personaggio principale, che non viene mai specificato. Molte associazioni di addetti ai lavori hanno detto la loro, qui puoi trovarne un esempio di lettura. L’autore dell’articolo che segue ha utilizzato i criteri del DSM-5 per studiare se Joker/Arthur Fleck mostrasse i segni di un vero disturbo mentale. La psicopatologia mostrata da Arthur non è chiara e impedisce la diagnosi di disturbo psicotico o schizofrenia; l'insolita combinazione di sintomi suggerisce un complesso mix di caratteristiche di alcuni tratti della personalità, vale a dire psicopatia e narcisismo (soddisfa i criteri del DSM-5 per il disturbo narcisistico di personalità). Mostra anche i sintomi dell'affetto pseudobulbare dovuto a lesione cerebrale traumatica. Hai mai sentito parlare di questa sindrome? Puoi trovarne una breve spiegazione qui.
Questa apparente co-occorrenza sia di un disturbo mentale che di una condizione neurologica può creare confusione per il pubblico che cerca di comprendere la malattia mentale. Avete mai provato ad interrogarvi o a chiedere ad amici, colleghi o familiari? Per me è bipolare, no è depresso, guarda è da TSO. Attraverso un'analisi approfondita delle azioni, dei comportamenti e dei tratti del Joker nei vari adattamenti cinematografici, gli autori cercano di identificare i possibili disturbi mentali che potrebbero essere presenti nel personaggio. I risultati della ricerca forniscono una panoramica dettagliata delle caratteristiche psicopatologiche del Joker, suggerendo diverse possibili diagnosi psichiatriche, tra cui disturbo antisociale di personalità, disturbo borderline di personalità e disturbo delirante. Questi risultati evidenziano la complessità del personaggio e la ricchezza della sua rappresentazione cinematografica.
L'analisi del Joker ha rilevanza sia dal punto di vista culturale che clinico. Dal punto di vista culturale, il personaggio del Joker è un'icona cinematografica ampiamente riconosciuta e studiata, e la comprensione della sua psicologia può fornire insight sulle dinamiche della mente umana e sulla modalità di rappresentazione dei disturbi mentali nei media. Qui puoi raggiungere una recensione del film e dei temi toccati nella rappresentazione cinematografica. Inoltre, l'analisi del Joker solleva importanti questioni etiche riguardanti la rappresentazione dei disturbi mentali nei media e il loro impatto sulla percezione pubblica della salute mentale. Questo invita a una riflessione critica sulla responsabilità degli autori nel trattare tali temi in modo sensibile e accurato. Dal punto di vista clinico, l'analisi del Joker può essere utile per gli psichiatri e gli psicologi nella comprensione dei disturbi mentali e nel riconoscimento dei sintomi nei pazienti reali. Viene mostrato in modo vivido e diretto quanto spesso non esista un paziente “da incasellare perfettamente“ all’interno di una categoria diagnostica. Questo approccio può aiutare i professionisti della salute mentale a migliorare la diagnosi differenziale e a fornire trattamenti più efficaci per pazienti con sintomi simili a quelli del Joker.
Eccovi l’articolo:
Analysing Joker: an attempt to establish diagnosis for a film icon.
2. Oltre il termostato: la mente umana di fronte alla crisi climatica.
Il comportamento umano svolge un ruolo fondamentale nel causare il cambiamento climatico globale e nel rispondervi. E le risposte possono essere anche di tipo emotivo fino a generare sintomi invalidanti, tipo ansia ecologica, mai sentito parlarne? Ne avevamo già parlato in un articolo free in una precedente newsletter che ti invitiamo a recuperare qui. In quell’occasione ci eravamo concentrati sul ruolo dei bias attenzionali nella relazione tra eco-ansia e comportamenti pro-ambientali. Il lavoro che vi proponiamo oggi dona una visione più allargata, una big Revision dello stato dell’arte in materia.
Il paper che segue, quindi, esplora l'impatto psicologico del cambiamento climatico, analizzando le reazioni emotive, cognitive e comportamentali delle persone di fronte alla crisi climatica. Attraverso una revisione della letteratura e l'analisi di studi empirici, l’articolo si propone di capire come le persone percepiscano, comprendano e rispondano al cambiamento climatico e alle sue conseguenze. Qui puoi trovare un ulteriore approfondimento sul tema eco-ansia. L’autrice esamina una serie di fattori psicologici che influenzano le risposte individuali e collettive al cambiamento climatico, tra cui la percezione del rischio, la negazione, la dissonanza cognitiva, l'ansia ecologica e la motivazione per l'azione ambientale. Inoltre, esplora le dinamiche sociali e culturali che modellano le risposte pubbliche al cambiamento climatico. I risultati della ricerca evidenziano che la comprensione delle reazioni emotive e cognitive delle persone può informare strategie di comunicazione più efficaci e interventi psicologici mirati per promuovere la consapevolezza, la motivazione e l'azione verso la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico.
Questa review indica che il cambiamento dei comportamenti non è responsabilità esclusiva dei consumatori e dei cittadini. Piuttosto, molti attori possono consentire e sostenere azioni climatiche a livello sociale, compresi i leader dei governi, delle imprese, dell’industria e delle ONG. In quest’ottica dobbiamo comprendere meglio cosa motiva i governatori ad attuare cambiamenti di sistema e se le loro azioni sono influenzate da fattori e processi simili a quelli delle azioni dei consumatori e dei cittadini. Anche in questo caso, la (errata) percezione della misura in cui gli altri si preoccupano e agiscono possono svolgere un ruolo chiave, poiché i decisori potrebbero essere riluttanti ad attuare cambiamenti quando sottostimano il livello di sostegno al cambiamento da parte del pubblico in generale. Ciò, a sua volta, può confermare e rafforzare la percezione errata secondo cui i decisori non si preoccupano della natura, dell’ambiente e del cambiamento climatico, e può demotivare ulteriormente gli individui a impegnarsi in azioni per il clima, ribaltando la sottovalutazione del livello di attenzione e di azioni degli altri, in un circolo vizioso che inibisce azioni climatiche su larga scala. A very bad loop direbbero oltreoceano. Le implicazioni d’impatto sociale possono includere programmi di educazione ambientale, terapie basate sulla consapevolezza e interventi di advocacy per promuovere la responsabilità individuale e collettiva, ad esempio sul come motivare le azioni climatiche tra le persone che non si preoccupano fortemente della natura, dell’ambiente e del cambiamento climatico.
Eccovi l’articolo: