LUGLIO 2024: POPMed #35
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1. La retorica del 'neuro': implicazioni etiche e cliniche nella neurodiversità.
Il paper presentato esplora il concetto di neurodiversità, analizzando come la cooptazione del termine "neuro" influenzi la percezione e il trattamento delle diversità neurologiche. Il lavoro si concentra sulle ingiustizie epistemiche che emergono quando le esperienze e le conoscenze delle persone neurodivergenti vengono marginalizzate. L'obiettivo è di evidenziare le dinamiche di potere e le implicazioni etiche associate alla neurodiversità.
La ricerca utilizza un approccio interdisciplinare, combinando analisi filosofiche, studi sociologici e review di letteratura scientifica. Sono stati esaminati casi studio di comunità neurodivergenti, interviste con individui neurodivergenti e analisi dei discorsi pubblici e accademici sulla neurodiversità. L'obiettivo era di identificare i modelli di epistemicità ingiusta e di valutare come la retorica "neuro" venga utilizzata per perpetuare o sfidare queste ingiustizie. Qui può trovare come e perchè nasce il termine neurodivergenza, da leggere assolutamente.
Il paper rivela che l'adozione del termine "neuro" ha sia potenziali benefici che rischi. Da un lato, può promuovere una maggiore consapevolezza e accettazione delle differenze neurologiche, incoraggiando un approccio più inclusivo. Dall'altro lato, rischia di patologizzare ulteriormente le esperienze neurodivergenti, rafforzando stereotipi e pregiudizi. Le ingiustizie epistemiche si manifestano quando le voci delle persone neurodivergenti vengono ignorate o sminuite nei discorsi medici e sociali, riducendo la loro capacità di influenzare le politiche che li riguardano. Qui trovi un consiglio di lettura sul tema, fresco fresco di pubblicazione.
Le implicazioni cliniche sono significative. I professionisti della salute mentale devono riconoscere e affrontare le ingiustizie epistemiche nei loro trattamenti, valorizzando le esperienze dei pazienti neurodivergenti. È cruciale sviluppare pratiche cliniche che rispettino la diversità neurologica senza patologizzarla inutilmente. Inoltre, i programmi di formazione dovrebbero includere una comprensione approfondita della neurodiversità e delle relative ingiustizie epistemiche, promuovendo un approccio più etico e inclusivo nella pratica clinica.
Questo lavoro fornisce una critica necessaria della retorica "neuro" e delle sue implicazioni etiche. Sottolinea l'importanza di un approccio più inclusivo e rispettoso verso la neurodiversità, evidenziando come le ingiustizie epistemiche possano essere mitigate attraverso un riconoscimento più pieno e un'integrazione delle voci neurodivergenti. Il paper invita a una riflessione profonda sulle dinamiche di potere nei contesti medici e sociali, proponendo cambiamenti nelle pratiche cliniche e nelle politiche pubbliche.
Eccovi l’articolo:
Co-opting the “neuro” in neurodiversity and the complexities of epistemic injustice.
2. Terapia a quattro mani: genitori e terapeuti uniti contro le fobie specifiche nei bambini.
Il paper che segue esplora l'efficacia delle diverse modalità di coinvolgimento del terapeuta e dei genitori nel trattamento delle fobie specifiche nei bambini. Le fobie specifiche possono compromettere significativamente il benessere e il funzionamento quotidiano dei bambini, rendendo cruciale l'identificazione delle strategie terapeutiche più efficaci. Questo studio confronta l'efficacia dell'intervento basato sull'esposizione con differenti gradi di partecipazione dei genitori e dei terapeuti.
Il microtrial randomizzato ha coinvolto 90 bambini con diagnosi di fobia specifica, suddivisi in tre gruppi di trattamento. Il primo gruppo ha ricevuto solo terapia di esposizione condotta dal terapeuta, il secondo gruppo ha avuto un coinvolgimento combinato di terapeuta e genitori, mentre il terzo gruppo ha seguito un trattamento in cui i genitori erano i principali facilitatori sotto la supervisione del terapeuta. Le sedute di terapia sono state strutturate per monitorare e valutare i progressi nei livelli di ansia e nei comportamenti di evitamento dei bambini. Qui puoi trovare un approfondimento su cosa sono le fobie specifiche, dagli un’occhiata.
I risultati del trial indicano che tutti e tre i gruppi hanno mostrato miglioramenti significativi nelle misure di ansia e evitamento. Tuttavia, il gruppo con coinvolgimento combinato di terapeuta e genitori ha registrato i miglioramenti più rapidi e sostenuti nel tempo. I bambini in questo gruppo hanno mostrato una maggiore riduzione dei sintomi rispetto ai gruppi con solo terapeuta o solo genitori. Inoltre, la partecipazione attiva dei genitori ha contribuito a rafforzare le abilità di coping dei bambini, fornendo un supporto continuo e integrato anche al di fuori delle sedute terapeutiche. A riguardo ti consigliamo di leggere questo approfondimento su una prassi concepita nei primi anni sessanta da Bernard e Louise Guerney, la Filial Therapy.
Le implicazioni cliniche di questo studio suggeriscono che il coinvolgimento combinato di terapeuta e genitori nell'intervento basato sull'esposizione può rappresentare una strategia particolarmente efficace per il trattamento delle fobie specifiche nei bambini. L'integrazione dei genitori nel processo terapeutico non solo migliora gli esiti del trattamento, ma facilita anche la generalizzazione delle abilità apprese nelle situazioni quotidiane. I risultati supportano l'adozione di approcci terapeutici che valorizzino il ruolo attivo dei genitori, promuovendo un ambiente di supporto e continuità terapeutica.
Questo articolo fornisce evidenze solide a favore dell'inclusione dei genitori nei programmi di trattamento delle fobie specifiche nei bambini. Questo studio contribuisce a una migliore comprensione delle dinamiche terapeutiche e offre spunti pratici per ottimizzare gli interventi clinici. L'approccio combinato potrebbe essere esteso ad altre forme di trattamento per i disturbi d'ansia nei bambini, migliorando complessivamente gli esiti terapeutici e la qualità della vita dei giovani pazienti.
Eccovi l’articolo: