MARZO 2024: POPMed #31
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1. Superare i confini: il potenziale della psilocibina per il trattamento del PTSD.
Il paper che segue propone la possibilità di valutare l'efficacia della psilocibina come terapia coadiuvante nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD) nei veterani delle forze armate nel Regno Unito. Perché questa necessità? Ebbene, i veterani con disturbo da stress post-traumatico (PTSD) hanno risposte terapeutiche più scarse rispetto al pubblico in generale, il che suggerisce che potrebbero essere necessari approcci terapeutici alternativi per supportare coloro che non beneficiano degli approcci standard basati sull’evidenza. Se non l’hai ancora ascoltato, recupera qui la puntata del nuovissimo podcast di POPMed dedicata alla psichedelia a cura del buon Raffa, uscita ad inizio mese. Tornando allo studio, vediamo di che si tratta. La psicoterapia assistita da psilocibina (PAP) prevede la somministrazione di psilocibina in un contesto terapeutico di supporto. La PAP si è dimostrata sicura e fattibile in una serie di studi recenti a supporto di individui con problemi di salute mentale tra cui depressione, disturbo ossessivo compulsivo e ansia. Questo protocollo delinea uno studio che mira a esplorare la sicurezza e la fattibilità della PAP per i veterani (n = 8) con disturbo da stress post-traumatico. Ai partecipanti verranno offerte due sessioni di dosaggio di 25 mg di psilocibina, seguite dalla terapia di elaborazione cognitiva. I partecipanti idonei sono veterani militari del Regno Unito che soddisfano i criteri per l'attuale disturbo da stress post-traumatico e che hanno completato un'approfondita valutazione fisica e psicologica. Lo studio è soggetto all’approvazione etica da parte dell’Autorità per la ricerca sanitaria e della revisione combinata dell’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari.
L'importanza di questo studio risiede nella crescente necessità di alternative terapeutiche efficaci per il PTSD, specialmente tra i veterani che hanno sperimentato eventi traumatici durante il servizio militare. La psilocibina, un composto psicoattivo presente nei funghi allucinogeni, ha dimostrato potenziale nel trattamento di disturbi psichiatrici, ma sono necessarie ulteriori ricerche per valutare la sua sicurezza ed efficacia nel contesto specifico del PTSD nei veterani. Gli autori del paper delineano un approccio metodologico rigoroso che include valutazioni dettagliate dei partecipanti, protocolli di somministrazione della psilocibina e misurazioni degli esiti clinici pre e post-trattamento. Degli aspetti terapeutici della terapia psichedelica ne hanno parlato anche su Wired, clicca qui e leggiti il loro punto di vista. Questo studio mira a fornire dati preliminari sulla fattibilità e sulla sicurezza della psilocibina come opzione terapeutica per il PTSD nei veterani delle forze armate del Regno Unito. Le implicazioni cliniche di questo studio potrebbero essere significative se i risultati dimostrassero che la psilocibina è sicura ed efficace nel ridurre i sintomi del PTSD nei veterani. Ciò potrebbe aprire la strada a nuove opzioni terapeutiche per una popolazione che spesso trova difficile rispondere ai trattamenti convenzionali. Tuttavia, è importante sottolineare che questo studio è di natura preliminare e che ulteriori ricerche sono necessarie per confermare i risultati e stabilire linee guida per l'uso clinico della psilocibina nel trattamento del PTSD. Inoltre, il paper sottolinea l'importanza di un'attenta gestione dei rischi e della sicurezza durante le sessioni di terapia assistita dalla psilocibina, compresa la supervisione medica qualificata e la valutazione approfondita dei potenziali effetti collaterali. L'attenzione ai dettagli nell'implementazione del protocollo dello studio è cruciale per garantire la sicurezza e l'efficacia del trattamento. In conclusione, il paper presenta un approccio innovativo per affrontare il PTSD nei veterani delle forze armate britanniche attraverso l'utilizzo della psilocibina come terapia coadiuvante. Se i risultati saranno positivi, ciò potrà avere importanti implicazioni per il trattamento di questa popolazione vulnerabile, offrendo loro una nuova speranza di recupero e miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare tali risultati e stabilire linee guida per l'uso clinico della psilocibina nel contesto del PTSD.
Eccovi l’articolo:
2. Emozioni in prima fila: un viaggio nel cuore dello stato d'animo.
Il paper presentato propone un nuovo metodo per indurre stati d'animo in ambiente sperimentale, sviluppando un approccio più realistico e dinamico rispetto ai metodi tradizionali. Questo nuovo protocollo mira a replicare in modo più accurato le fluttuazioni emotive quotidiane che le persone sperimentano nella vita reale, fornendo un mezzo più efficace per studiare l'influenza delle emozioni sul comportamento e sulla salute mentale. Il nuovo procedimento descritto nel paper coinvolge una serie di stimoli audiovisivi che variano in base all'umore desiderato, creando un'esperienza più coinvolgente e realistica per i partecipanti allo studio. Questo approccio si discosta dai metodi convenzionali che utilizzano solo stimoli visivi o verbali statici, consentendo una maggiore varietà e dinamicità nelle risposte emotive osservate. Vediamo la procedura più nel dettaglio: 82 partecipanti sono stati sottoposti a una procedura di induzione dell'umore iniziale e a 6 mesi. Dopo una misurazione in cui è stata valutata la felicità, la tristezza e la rabbia attuali, i soggetti sono stati esposti a due immagini successive di carico emotivo opposto. Dopo ogni immagine è stato chiesto loro di raccontare il proprio stato d'animo. Le analisi multilivello hanno mostrato effetti significativi sia della prima che della seconda immagine sull’umore dei partecipanti. La replica a 6 mesi è stata per lo più confermata. Le interazioni con il sesso e l'età sono state dimostrate parzialmente, mentre non sono stati riscontrati effetti significativi di colore e riconoscimento. Inaspettatamente, sono stati riscontrati effetti significativi dell'ordine del carico emotivo per tutti e tre gli elementi dell'umore. Questa procedura riprogettata di induzione dell'umore ha prodotto effetti congruenti sull'umore soggettivo. Gli autori concludono incoraggiando la necessità di replicare questi risultati, nonché di estendere il paradigma alle popolazioni cliniche. Qui puoi trovare un’introduzione ad un libro sulla regolazione emotiva, con cenni teorici e strumenti pratici per il terapeuta.
L'importanza di questo studio risiede nella necessità di metodi più validi e affidabili per indurre stati d'animo in laboratorio, al fine di condurre ricerche più accurate e significative sulle emozioni. I risultati di questo lavoro possono avere implicazioni significative non solo per la ricerca accademica, ma anche per la pratica clinica, fornendo strumenti migliori per comprendere e trattare disturbi legati all'umore, come depressione e ansia. Le implicazioni cliniche di questo studio sono rilevanti soprattutto nel campo della psicoterapia e della valutazione psicologica, dove la capacità di indurre stati d'animo specifici in modo controllato può essere preziosa per la diagnosi e il trattamento dei disturbi mentali. Un metodo più efficace per indurre e manipolare gli stati d'animo può migliorare la precisione delle valutazioni cliniche e aumentare l'efficacia delle terapie basate sulle emozioni.
Eccovi l’articolo: