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POPMed Talks #9: Emiliano Toso
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POPMed Talks #9: Emiliano Toso

Una conversazione tra Emiliano Toso e Raffaele Avico per rispondere alla domanda: la terapia del trauma, è una forma di terapia espositiva?

Pubblichiamo una conversazione avuta con Emiliano Toso a proposito di terapia espositiva e trauma, due temi particolarmente cari agli autori di POPMed.

La terapia espositiva è infatti uno strumento fondamentale per qualunque problema mentale caratterizzato da paura, dalle fobie sociali, da quelle specifiche (sempre che esistano!), ai traumi.

La paura va estinta, è questa la grande lezione della neurobiologia riguardante questa importante emozione di base. Ma come si estingue? La ricerca ci dice che si estingue attraverso l'abituazione, l'adattamento, la desensibilizzazione ad essa: la sua digestione psicologica, il suo smaltimento sembrano mediati dall’esporsi ad essa. Su questo si concentra da anni il lavoro di Emiliano Toso, impegnato nel divulgare le ricerche e le novità a proposito della terapia espositiva (consigliamo a proposito questo gruppo Facebook, per chi ancora lo usa, e questo articolo). Le osservazioni di Toso si basano su un lavoro di raccolta di materiale e studio della materia molto ampio, durato anni. Derivano insomma da un lavoro di ricerca indipendente, che ha trovato un “contenitore” dedicato attraverso la pubblicazione di volumi focalizzati a tema -tra cui l’ottimo “Verso una terapia espositiva di precisione.  Dalla scienza dell’estinzione della paura alla clinica. Giovanni Fioriti ed.”.

Spingendoci all’estremo della visione proposta da Toso (insieme ad altri), potremmo ipotizzare che l’intero percorso di psicoterapia consista in un percorso di psicoterapia espositiva, e che il cuore del lavoro psicoterapia sia proprio incentrato sulle diverse forme di esposizione, con l’obiettivo di donare maggiore versatilità alla nostra mente.
Si prenda per esempio questo articolo uscito su Psychology Today. Se chiediamo all’AI di riassumercelo in breve, leggiamo come l’autore argomenti con forza la tesi prima esposta: 

“[..] La terapia di esposizione ha radici negli studi di Ivan Pavlov sull'apprendimento associativo e nella successiva applicazione umana da parte di Mary Cover Jones e Joseph Wolpe, tra gli altri. L'esposizione consiste nel presentare gradualmente uno stimolo avverso per ridurre la risposta di paura. Tale processo è stato inizialmente interpretato attraverso il modello della "abituazione", ma nel tempo sono emerse teorie più sofisticate, come quella dell'"apprendimento inibitorio", secondo cui l'esposizione non elimina la paura, ma ne introduce una nuova associazione più potente che la inibisce.
Ulteriori ricerche hanno mostrato che molte forme di terapia sembrano implementare indirettamente il processo di esposizione. Ad esempio, la psicoanalisi porta alla luce esperienze disturbanti, facilitando l'estinzione dell'ansia; la Gestalt incoraggia il confronto con parti di sé stessi precedentemente rifiutate; la Mindfulness favorisce l'osservazione non giudicante degli stati interni difficili. Anche l'Acceptance and Commitment Therapy (ACT) promuove l'azione impegnata di fronte a ostacoli emotivi, evidenziando come la maggior parte dei disturbi psicologici derivi dall'evitamento esperienziale.
In sintesi, gran parte della psicopatologia può essere vista come un tentativo di evitare pensieri ed emozioni difficili, mentre la terapia rappresenta uno sforzo guidato per superare tale evitamento. La terapia funziona principalmente tramite il processo di esposizione, sia in modo diretto che indiretto. Pertanto, si può sostenere che, in larga misura, tutte le forme di terapia siano, in effetti, terapie di esposizione.”

In questa conversazione tra Raffaele Avico ed Emiliano Toso, si ragiona di trauma e di come alcuni strumenti per lavorarci in sede di psicoterapia, siano forme di terapia espositiva (un esempio su tutti, l’EMDR).

Buon ascolto!

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Qual è l’idea di questo podcast? Conoscere, intervistare e dialogare con professionisti della cura, esperti nella propria area di competenza, sull’onda del ”giornalismo utile”, porgendo loro domande a proposito della “pratica” quotidiana e trovare in essi un’altra fonte diretta di conoscenza parallela a quella strettamente scientifica, altrettanto essenziale.